"Sentir
e meditar:
di
poco essere contento:
da
la meta mai non torcer gli occhi,
conservar
la mano pura e la mente
de
le umane cose tanto sperimentar,
quanto
ti basti per non curarle.
Non ti far mai servo,
non
far mai tregua coi vili.
Il Santo vero mai non tradir,
nè preferir mai verbo
che
plauda al vizio, o la vertù derida"
Tratto da: “In morte di Carlo Imbonati”,
Alessandro Manzoni.
Vorrei tanto, ma davvero tanto, scrivere i miei post in modo casuale e disordinato. Forse un giorno ci riuscirò, tuttavia, per ora, la grazia del disordine mentale non mi è stata ancora concessa, perciò per metodo deduttivo, come mio solito, inizierò dal generale, per poi scendere più nel particolare. Per l’appunto, i consigli della zia partono da qui.
1) Essere
critici e autocritici
Una
delle cose fondamentali per vivere bene è, in my opinion, essere sempre critici
nei confronti degli altri e di sé stessi. Serve l’una e l’altra cosa. Non si
può migliorare MAI se si accetta la mediocrità, che venga da noi, come dagli
altri. Ognuno ha il suo carattere, certo, e c’è chi è pignolo e chi non lo è,
ma ammettere una criticità è il primo passo per superarla. Quindi: sincerità
(senza cattiveria) con gli amici e coi colleghi quando il risultato di un
progetto fa veramente schifo. E sincerità con sé stessi quando a sbagliare
siamo noi.
Come
dicevano gli antichi? Fidarsi è bene, non fidarsi è
meglio, Chi fa da sé, fa per tre…perché
fidarsi e af-fidarsi agli altri, quasi sempre, è controproducente. Per
pigrizia, spesso, e in buona fede, ci si fida del prossimo, che poverino, non è
cattivo. Come CHI? Il prossimo. Però pure lui sbaglia o ti frega e, quando lo
fa, ci rimani così male che pensi ogni volta “ma non potevo pensarci da sola a
questo?”oppure "non era meglio controllare invece di
fidarsi?”. Ma è troppo tardi. Come quando ti danno il resto alla cassa e pensi
che il cassiere, se ricopre quel ruolo, sarà di certo esperto di conti e ti
avrà dato il resto dei soldi corretto. Getti le banconote nel portafoglio,
saluti ed esci. Poi, al prossimo acquisto, stai due ore a capire dove cavolo
hai speso le ultime 10 euro e, a ritroso coi pensieri, ti ricordi quel visino
simpatico del cassiere distratto…mollacci sua!
3) La
previdenza
Non
sociale. L’essere previdenti, intendo. Si, perchè spesso gli eventi e le
persone ci danno dei segnali di come si comporteranno o andranno le cose in
futuro, ma non vogliamo coglierli. C’è chi ha questo dono e chi no, ma ci si
può allenare.
4) Autostima
e sicurezza del sé
Chi
è davvero sicuro di sé? Forse nessuno, forse qualcuno, ma non è questo il
punto. Essere sicuri di sé è un vezzo, talvolta una recita, ma funziona. Perché
fingendo di avere autostima si convincono i nostri interlocutori e
perfino noi stessi. Io non mi ricordo neanche più se sono realmente convinta di
essere bella e intelligente o se lo sono davvero, giuro! L’autostima serve a
molto: a dare sicurezza ai nostri cari, ad affrontare colloqui di lavoro ed
esami, a esprimerci in pubblico senza timori e tanto ancora. Bisogna partire
dal presupposto che gli altri non siano sempre meglio di noi. Che qualsiasi
cosa sappiano fare loro, dato che potere è volere, la possiamo fare anche noi.
E forse anche meglio!
5) Non
fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te.
Si
commenta da solo. La ruota gira.
6) Realismo
pessimistico
Ah
questo lo adoro! Quando mi dicono “ma come sei cinica e pessimista!”
riferendosi a qualcosa di brutto che tutti sanno che accadrà, ma nessuno ha il
coraggio di ammetterlo. E io rispondo "non sono una pessimista, al massimo
una realista pessimista”. Un mix, tra l’essere consapevoli e coscienti di
qualcosa e l’essere scaramantici, per intenderci. Anche perché, aspettarsi
qualcosa di brutto conviene! Quando poi verrete piacevolmente sorpresi da un
esito positivo lo apprezzerete ancora di più!
7) Credi
nel destino.
Niente,
qua si tratta di rassegnazione. Che io chiamo destino. E’ una storia che mi
racconto o forse ci credo boh, che quando una cosa non và come dovrebbe andare
penso “va bene, era destino”, credendo fermamente che se questa occasione è
sfuggita è perché mi aspetta qualcosa di migliore (alla fine sono pure
ottimista visto?). Negli anni poi, scrutando una serie di coincidenze, mi sono
convinta che esista realmente, perché, devo dire, spesso quando si è chiusa una
porta, in seguito si è aperto veramente un portone. Tu chiamalo come vuoi: dio,
caso, fato, sorte, provvidenza, moira…e convincitene se ci riesci, ti aiuterà a
indorare le pillole più amare.
8) De
lu iabbu nun ci mueri, ma cci ccappi!
Detto
salentino, tradotto: Giudicare o deridere qualcuno a cui è capitato qualcosa
non ti fa di certo morire, ma poi attento, potrebbe capitare a te!
9) Chi
se ne frega dei tuoi principi! Cambieranno.
Qui
si tratta di capire che tutto cambia (panta rei dicevano i greci) anche i valori e i princìpi (pure i
prìncipi se è per questo). Purtroppo e per fortuna. Ho visto tante di quelle
bizoche tradire e tanti di quei cinici diventare zerbini una volta innamorati!
10) Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.
Ognuno
è libero di prendere le proprie decisioni. Su questo non ci piove. E qualche
volta può anche capitare di pentirsene, certo. Qualche volta. Non sempre!
Quindi, se ti sei messa con l’ennesimo cretino che ti tradisce, non ti viene in
mente CHE MAGARI sei tu, inconsciamente, a cercare un tipo così, perché infondo
ti piace soffrire? Il masochismo esiste, ve lo volevo dire. Se tutti gli amici
ti voltano le spalle, ma proprio tutti, QUANDO pensi di capire che sei tu a
farti terra bruciata intorno? La verità è che ad alcune persone piace soffrire
per noia. E per abitudine certo. Noia e abitudine, due brutte bestie che
portano a cercare il male per sé stessi. E va bene, fai come vuoi, ma almeno
non esaurire gli altri, piangendoti continuamente addosso.
Provare
per credere. Soddisfatti o rimborsati.
La
vostra amichevole Zia Cin di quartiere
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