venerdì 27 gennaio 2012

Chi trova un amico, tana per tutti!



“Campanellino sollevò la tazza. Non c’era tempo per le parole, ora, ma solo per i fatti: e con uno dei suoi movimenti fulminei, portò alle labbra la medicina di Peter e la trangugiò fino all’ultima goccia.
-   Ma Campanellino, come osi bere la mia medicina!
Ella non rispose: stava già annaspando nell’aria.
-   Cosa ti succede? - gridò Peter di colpo spaventato.
-   Era avvelenata Peter – gli rispose con un filo di voce – e ora sto per morire.
-   Oh Campanellino, l’hai bevuta per salvarmi? Ma perché cara?
Le sue ali potevano appena reggerla ormai, ma come risposta ella gli volò sulla spalla e gli diede un piccolo morso affettuoso al mento, sussurrandogli nell’ orecchio: - Sei uno stupido asino Peter! – poi andò barcollando fino alla sua stanzetta e si sdraiò sul letto.”

                                                                              Peter Pan, James Matthew Barrie.



Ci si augura che gli amici rimangano tali per sempre, eppure difficilmente succede.
L’amicizia non è questo in fondo. Non è una promessa, un contratto, non vi sono clausole. Alcune firme, talvolta, ma non vincolanti.
 Gli amici sono persone che entrano ed escono dalla nostra vita seguendo un disegno accurato del Destino oppure, chi lo sa, per pura casualità. Ci regalano gioie e dolori, emozioni e momenti unici, il 90% dei quali, tuttavia, dimenticheremo col passare degli anni. Eppure non saranno stati effimeri o meno importanti per questo. Ma sempre degni di essere vissuti.
Gli amici ci fanno sentire meno soli in particolari periodi della nostra vita, e allora pensiamo che senza quelle persone non potremmo vivere mai più da quel momento in poi. E invece ne verranno altre! e altre ancora, perché è giusto che sia così. Senza rimpianti, ma con la consapevolezza che quegli amici siano stati tali nell’esatto frangente in cui ne avevamo bisogno.
In un tale viavai, alcune di queste persone, a volte solo una, rimarrà al nostro fianco, e sarà quella che meno ci saremmo aspettati che lo facesse. Sarà solo una conoscenza all’inizio, ma poi ci farà sentire importanti, ci vizierà, ci stimerà. E avrà tanto da ridire su di noi. Ci giudicherà, ci accuserà, ci farà del male. Quella persona la troverai, anche tu stessa/o, stupida e infantile. Conterai i suoi difetti e non avrai abbastanza dita per farlo (impiegando anche quelle dei piedi a tal scopo, pensa!). Ci litigherai fino a perdere la voce, passerai notti insonni, la odierai, la detesterai, e allora sì… che potrai definirla un’amica. Perché se così non fosse, non perderesti il tuo sonno, né il tuo tempo e tutti i tuoi pensieri per quella persona, a cui, in fin dei conti e nonostante tutto, tieni.
E’ proprio vero: il confine tra odio e amore è molto sottile. Solo l’indifferenza, quella sì , segna la fine dei rapporti tra le persone.

                                                                                       La vostra amichevole Zia Cin di quartiere

6 commenti:

Ancora un Quarto ha detto...

sottoscrivo...e alla fine ti chiedi se, chi un tempo chiamavi vero amico, lo sia stato veramente

Zia Cin ha detto...

Se in quel momento della tua vita questa persona ti era vicina in qualche modo, allora sì, credo proprio fosse tuo amico. Ripeto, non dovremmo avere rimpianti secondo me. Quello che abbiamo vissuto con i nostri amici sarà sempre un bel ricordo.Poi le cose cambiano, inevitabilmente. Eppure quell'amico, in quel periodo è stato importante. Ps: quando ci facciamo la tua domanda sugli altri, rivolgiamola anche a noi stessi! Anche noi siamo stati gli amici di qualcuno, abbiamo fatto del bene e abbiamo deluso. Chi può condannare chi ora? ;)

Ancora un Quarto ha detto...

hai perfettamente ragione ma...non sempre basta combattere con i propri Demoni.

Zia Cin ha detto...

Sono in vena di saggezza, spero di non degenerare nel trash...ti lascio con questa cosa che penso: il rancore fà più male a chi lo prova rispetto a chi lo subisce. Consiglio esercizi di "scivolamento delle cose". Imparare a farsi scivolare le cose serve a vivere meglio. Gli esercizi includono il trovare una canzone di quelle americane stupide, no sense e cantarla ad alta voce ogni qualvolta si pensi alla persona che ci fà stare male. Io a 16 anni usavo Let's get loud di Jennifer Lopez, e adesso, ora che ci penso, si spiegano tante cose di me, oddio.

Chiara ha detto...

Io invece in questi casi uso Raffaella Carrà e mi riprendo =)

Zia Cin ha detto...

perfetto! hai capito cosa intendo ;)

Nipoti