- Non si sente offeso dal fatto che io possa darle
degli ordini? Che possa costringerla ad alzarsi, a sedersi, a girare a destra o
sinistra con un semplice comando?
- E’ un piacere accontentarla Signore. Se i suoi
ordini interferissero con il rispetto che la mia stessa natura mi costringe a
portare a lei e agli esseri umani, non obbedirei.
L’uomo
Bicentenario, Isaac Asimov
Quando vedi il fondo del fondotinta color pesca
dorata, capisci che l’estate è davvero finita e bisogna tornare a lavoro. Fare
la zia, in effetti, è un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo. E così,
tornata dalle mie ferie da web zia, trascorse in un luogo dove la tecnologia è
un mero orpello, ecco la morale che ne ho tratto ed i relativi consigli.
Il tuo cellulare nuovo sa essere davvero cool. L'hai
pagato col sudore della fronte e quello, non c'è sgrassante, né panno x schermi
che lo pulisca via. E' come l'hai sempre sognato. E' leggero, sensibile al tuo
"human touch", si addormenta con te, ride con te, piange con te, ti
permette di rimanere in contatto con i tuoi amici (veri e non) e condividere
con loro i momenti belli, ma anche quelli tristi, le tue vittorie, i tuoi starnuti
e il percorso che il cibo fa nel tuo apparato digerente fino allo scivolo
finale. E poi ti sveglia, vibra, è rispettoso e servile ("come desideri
procedere?" per citarlo). Inoltre, copiose applicazioni ti permettono di
ingrassare restando seduto e atrofizzano la tua mente risolvendo piccoli
problemi quotidiani per i quali era preposto, un tempo, il tuo cervello.
L'hai portato con te anche in vacanza, ovvio. E pure
in spiaggia, se pur conciato come una signorina, tra custodie color pastello e
fronzoli vari, che dire, fa la sua porca
figura. Poi, un giorno, mentre disteso sulla riva guardi l'orizzonte con
la faccia da beota, ti sembra di distinguere, tra il rumore delle onde, un
flebile tintinnio. Come un sibilo, a dire il vero. Una sorta di richiesta d'aiuto,
carica di pietà, che proviene dallo zaino. E’ lui. Con frenesia cerchi di
tirarlo fuori per farlo respirare un po' prima che sia troppo tardi, mentre già
realizzi cosa sta accadendo. Nonostante la tua tempestività, il tuo amico si
sta spegnendo. Il suo cuore di carica pulsa ormai lentissimo e in un bip
strozzato ti avvisa che, d'ora in poi, sarai solo. Ebbene, pazzo egoista che
non sei altro, hai dimenticato di caricarlo a dovere prima di uscire. Avevi
pensato di arrivare in spiaggia presto per occupare il posto vicino al mare e
far mangiare sabbia alla famigliola napoletana che porta gli stanati di pasta
al forno con tanto di tavolo. E non hai pensato a lui, il tuo migliore amico, il
tuo cellulare. Quella giornata infernale, te la ricordi ancora.
Visto che prevenire è meglio che curare, anche se
acquisti un telefono di ultima generazione, segui queste semplici regole:
1) Memorizza un paio di numeri. Lascia perdere l’affetto. Se ricordi il numero di tua sorella che
non sente mai il cellulare e non ha mai soldi per risponderti, ti servirà a ben
poco. Scegli, invece, il numero di una persona che sia a te vicina, ma anche
affidabile. Qualcuno che sai di rintracciare una volta chiamato. In casi di
emergenza, questa persona può, a sua volta, chiamare chi di dovere.
Se poi sei preciso (e fissato) come me (ne dubito),
puoi comprare, in una cartolibreria qualunque, una rubrica dello spessore di
mezzo centimetro da tenere sempre nel portafogli. E’ la svolta, che te lo dico
a fare!
2) Anche un’agenda molto piccola fa comodo. Puoi scrivere
molto più testo rispetto alla memo del cellulare e puoi scarabocchiare,
conservare biglietti, appiccicarci buffi adesivi che trovi in giro. Ma per gli eventi
immediati e DA NON SOTTOVALUTARE per ricordarti che devi ricordarti qualcosa,
invece, niente è più efficace del rimedio di Aurora (dal nome della signora che
me lo ha insegnato): sposta l’orologio da sinistra a destra. Ti sembrerà strano
trovarlo lì dopo qualche ora eeeeeHop! Ecco cosa non devo dimenticare di fare!
3) Twitter e altri social network ti connettono con il
mondo e ti informano. Ma perché non uscire dieci minuti prima la mattina, scendere
al bar, salutare Lele al bancone e chiedere come sta sua madre, aiutare la
signora del primo piano a mettere delle buste in auto e bere un buon caffè
mentre dai uno sguardo al giornale?! E’ buono qui, è buono qui (cit.).
4) Il navigatore è un valido aiuto, ma ti assicuro che le
strade sono dotate di segnaletica. Inoltre, anche il tom tom pecca di
precisione sulle viucole, laddove la pittoresca domanda fatta al passante dal
finestrino non delude mai: “Mi scusi, per la Comune?” “Per la Comune?” “Eh”
“Allora, supera Ronzino, il ferramenta, prosegui dritto per 50 metri, costeggia
la villa e quando ti ritrovi davanti alla Conadda, gira a sinistra.” “ Ma alla
Conadda, mi scusi, il panino imbottito
con la salame dice che me lo fanno?” “Certo che si” “La ringrazio” “E’ un
piacere. Ciao bello mio”.
5) Frequenta le persone DAL VIVO. E’ sempre bene
combinare i rapporti intrattenuti attraverso mezzi tecnologici con quelli
faccia a faccia. Quasi mai la maschera che si indossa sul web corrisponde alla
faccia di cavolo che una persona ha nella realtà. E poi dove sono finite le
amicizie di una vita? Le simpatie e antipatie a pelle? La prova dell’alito
(quella che ti conferma che proprio il tizio non lo sopporti)? Vita, pelle e
alito sono cose reali, cose che ti dicono dell’altro molto più delle sue mille
parole ben scritte su un post e delle sue foto ritoccate. Inutile dirti, che ne
ho conosciuta di gente che on line sembra brillante e che dal vivo è un pesce
triste. Come gente che ciancia poco sul web e realizza tanto.
Insomma, tutto
questo discorso è un po’ come dire: non vi faceva tristezza Michael in “Supercar”
che senza il suo KITT (il macchinino omosex innamorato di lui) non era buono a
far nulla?
Zia
Cin
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