lunedì 16 luglio 2012

Matrimonio. La corsa agli armamenti



Pomino rise e io allora gli dimostrai quattro e quattr’ otto che egli era nato marito, come si nasce poeta. Gli descrissi a vivi colori, seducentissimi, la felicità della vita coniugale con la sua Romilda; l’affetto, le cure, la gratitudine ch’ella avrebbe avuto per lui, suo salvatore.
                                                                                  
                                                                                      Il fu Mattia Pascal, Luigi Pirandello




Homer direbbe che il matrimonio è una bara e che ogni figlio è un chiodo in più. Citazioni colte a parte, ritengo seriamente che il matrimonio sia l’inizio della fine. Ma non per gli sposi, questo non posso ancora dirlo, no. Per tutti gli altri, per chi sta loro intorno e per l’intera comunità. Un’ecatombe, anzi, un virus capace delle epidemie più nefaste.
L’anno scorso, ad esempio, all’ interno della comitiva (comitiva, “ma che belle parole” direbbe Luciano Rispoli), tra gli amici storici insomma, un coraggioso ha deciso di annunciarci l’intenzione di compiere, con la sua bella, il grande passo. Ce lo ha detto così, alla sprovvista, freddandoci, prendendoci vigliaccamente alle spalle, capito? ed è stato uno shock. Perché uno si deve preparare a queste cose. E’ tipo “Non si fa così, o tutti o nessuno”. Come quando vuoi fare un tuffo, e stai tre ore ad aspettare che il coraggio venga a farti visita, mentre i bambini di 6 anni si arrampicano ai tuoi piedi, ti spostano col braccio, quasi fossi d’intralcio, e si buttano prima di te. Si tuffano non una, ma cinque, sei volte, umiliandoti nel profondo, tanto che poi alla fine, con fare sprezzante, decidi che il mare si è increspato e ti è parso di vedere una medusa quindi meglio scendere da dove sei salito. “Beata incoscienza” gridi ai bambini “ma tanto che parlo a fare! Capirete quando sarete grandi!”.
Ecco, quell’annuncio ci è arrivato in piena estate, in un’ affollata friggitoria spartana, come una doccia gelata. Tanto che, dopo lo sgomento, dalla tavolata c’è chi ha urlato: “AHIA!” E chi ha gridato: “E’ incinta?” E chi invece, rivolgendosi al gambero morto nel piatto, con la tristezza nel cuore, ha detto semplicemente: “Perché?” riassumendo, in una domanda, il senso della vita. Salvo poi riprenderci tutti per fare ai futuri sposi le più sentite congratulazioni. Abbracci lunghi, baci, qualche sfregata d’occhio con lacrimuccia da parte delle donzelle, che le zanzare tigre so maledette all’aperto e ti pizzicano pure sulle palpebre, e poi tutti a casa contenti.
Una notte di sonno tranquilla, ma i problemi sono iniziati al risveglio. Ti alzi, vai in bagno e ti sembra di vedere, passando distrattamente davanti allo specchio, dei capelli bianchi. Poi torni indietro terrorizzata, no, era un riflesso. Esci da casa, prendi l’auto, vai a fare benzina “20 per favore” “ Ha la scheda signora?”. SIGNORA?????? SIGNORA????? Strana coincidenza, per il benzinaio non sei più “Hai la scheda bella” ma sei “Ha la scheda signora”, con tanto di LEI per giunta. Ma non è finita qui. “Buongiorno signora” te lo dice anche quello della manutenzione dell’ascensore e,  passando davanti alla tizia col passeggino, ti viene da sbirciare il pupo, così che quando inizi a chiederti perché diamine lo stai guardando, ecco che ti pare di cogliere un occhiolino. Calmati. I bambini non fanno occhiolini e tu non stai invecchiando. Alla fine che significa che loro si stanno sposando? Niente. Tu sei giovane ancora. Che centra che da qualche mese al sole ti bruci sulla schiena come tua madre! Mica ti stai trasformando in lei! Hai tutta la vita davanti, TU! LORO sentivano quest’esigenza, ma per te non cambia nulla. Ci vuole uno schiaffo per riprenderti. Forse due. Vabé, così piano non ha senso. Ora non esageriamo, gli auto-schiaffi se sono “auto” sono clementi, dai. Altrimenti che auto-schiaffi sono. 
Le sberle te le sei inflitte, ti senti sveglia e sana di mente, ora è tutto a posto. Però alla fine, dico io, se loro hanno sentito quest’esigenza e tu no… ecco che squilla il cellulare “Ciao amore” ti dice il tuo ragazzo dall’altra parte del telefono “Dimmi” rispondi tu fredda. “perché questo tono?” “Niente che vuoi?” “Ou ma ti dai una calmata?!” “Ou a chi?” “A te” “Essì, tanto ormai!” “Ormai cosa?” “Ormai che te ne frega!?” “Ma il ciclo non ti era passato!?” “Non c’è niente da scherzare, tanto lo sai pure tu” “Che cosa dovrei sapere, scusa?” “Non fare il finto tonto. Lo sai pure tu che siamo in crisi” “ Senti quando ti riprendi poi mi richiami. Sta pazza isterica…”
Crisi. Se non è matrimonio, è crisi.
Da quel giorno, da quell’ annuncio, tutto è cambiato. O è bianco, o è nero. E tu sei ovviamente nel nero. Sei in ritardo. Senti la vita che ti mette il fiato sul collo. Ah, no era uno spiffero, che paura. Sì, però ti sei laureata e tua madre all’età tua aveva già due figlie! E’ vero, ma il mondo è cambiato da allora. E’ cambiato, ma gli anni passano. E’ cresciuto pure Bret Easton Ellis, vedi tu. E allora? Cosa dovrei fare. E’ la natura, accettala. Ma io sono evoluta, non devo dar retta alla natura. E poi questa non è natura, sono convenzioni sociali. Stupide convenzioni sociali perpetrate nel tempo e in un luogo. Io sono padrona della mia vita e decido da me SE e QUANDO voglio mettere su famiglia. Non sarà un capello bianco, né un improvviso e del tutto fuori luogo interesse per i neonati a farmi dirigere in quella direzione…Intanto ti risquilla il cellulare “Amore che c’è?” “Ti sei calmata?” “Lasciamo perdere, che vuoi?” “No, ti volevo dare una bella notizia. Lo sai chi va a convivere? Pietro e Maria!” Eccolillà altri due. Ci risiamo. Lì capisci che è finita. Anzi è iniziata. Come cosa? La corsa agli armamenti. Ci si arma come si può, come in guerra. Chi si sposa, chi fa figli, chi convive..Non puoi più resistere. E’ un fiume. L‘ acqua scorre e ti trascinerà. Inutile dimenarsi, arriverà il tuo turno. Ha sommerso prima loro, ma ormai ti è vicina.
Ecco cosa accade nella complicata mente di una donna. Funghi allucinogeni o meno. Nella mente di un uomo, invece, beata semplicità, il cambiamento non si avverte in maniera repentina, ma piuttosto per adeguamento al branco. Succede così che le risposte del tuo ragazzo cambino da “Cipollina che senso ha sposarci se ci amiamo già?” a “ Sposarci? Va bene tesoro, se proprio dobbiamo.”
 D’improvviso ti viene in mente che la tua comitiva non è neanche una comitiva. Non lo è da molto tempo, ma non c’è stato un giorno specifico in cui ha smesso di esserlo. Le comitive sono quelle con i ragazzini che mettono i motorini in cerchio  e quando ripartono lo fanno a Ola, prima uno e poi di seguito gli altri, come un’ onda. Tu e i tuoi amici vi muovete con le auto e vi trovate direttamente a destinazione, chi vuoi prendere in giro.
Ormai l’hai capito. Non ti rimane che godere delle ultime, fioche, gioie della giovinezza aspettando che la natura ti porti a diventare adulto con o senza il tuo permesso.
Smalto verde o a tema anguria stasera, voi che dite?

                                                                   La vostra amichevole Zia Cin di quartiere

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