Pomino
rise e io allora gli dimostrai quattro e quattr’ otto che egli era nato marito,
come si nasce poeta. Gli descrissi a vivi colori, seducentissimi, la felicità
della vita coniugale con la sua Romilda; l’affetto, le cure, la gratitudine ch’ella
avrebbe avuto per lui, suo salvatore.
Il fu Mattia Pascal,
Luigi Pirandello
Homer
direbbe che il matrimonio è una bara e che ogni figlio è un chiodo in più.
Citazioni colte a parte, ritengo seriamente che il matrimonio sia l’inizio
della fine. Ma non per gli sposi, questo non posso ancora dirlo, no. Per tutti
gli altri, per chi sta loro intorno e per l’intera comunità. Un’ecatombe, anzi,
un virus capace delle epidemie più nefaste.
L’anno
scorso, ad esempio, all’ interno della comitiva (comitiva, “ma che belle
parole” direbbe Luciano Rispoli), tra gli amici storici insomma, un coraggioso
ha deciso di annunciarci l’intenzione di compiere, con la sua bella, il grande
passo. Ce lo ha detto così, alla sprovvista, freddandoci, prendendoci vigliaccamente
alle spalle, capito? ed è stato uno shock. Perché uno si deve preparare a queste
cose. E’ tipo “Non si fa così, o tutti o nessuno”. Come quando vuoi fare un
tuffo, e stai tre ore ad aspettare che il coraggio venga a farti visita, mentre
i bambini di 6 anni si arrampicano ai tuoi piedi, ti spostano col braccio,
quasi fossi d’intralcio, e si buttano prima di te. Si tuffano non una, ma
cinque, sei volte, umiliandoti nel profondo, tanto che poi alla fine, con fare
sprezzante, decidi che il mare si è increspato e ti è parso di vedere una
medusa quindi meglio scendere da dove sei salito. “Beata incoscienza” gridi ai
bambini “ma tanto che parlo a fare! Capirete quando sarete grandi!”.
Ecco,
quell’annuncio ci è arrivato in piena estate, in un’ affollata friggitoria
spartana, come una doccia gelata. Tanto che, dopo lo sgomento, dalla tavolata
c’è chi ha urlato: “AHIA!” E chi ha gridato: “E’ incinta?” E chi invece,
rivolgendosi al gambero morto nel piatto, con la tristezza nel cuore, ha detto
semplicemente: “Perché?” riassumendo, in una domanda, il senso della vita. Salvo
poi riprenderci tutti per fare ai futuri sposi le più sentite congratulazioni.
Abbracci lunghi, baci, qualche sfregata d’occhio con lacrimuccia da parte delle
donzelle, che le zanzare tigre so maledette all’aperto e ti pizzicano pure
sulle palpebre, e poi tutti a casa contenti.
Una
notte di sonno tranquilla, ma i problemi sono iniziati al risveglio. Ti alzi,
vai in bagno e ti sembra di vedere, passando distrattamente davanti allo
specchio, dei capelli bianchi. Poi torni indietro terrorizzata, no, era un
riflesso. Esci da casa, prendi l’auto, vai a fare benzina “20 per favore” “ Ha
la scheda signora?”. SIGNORA?????? SIGNORA????? Strana coincidenza, per il
benzinaio non sei più “Hai la scheda bella” ma sei “Ha la scheda signora”, con
tanto di LEI per giunta. Ma non è finita qui. “Buongiorno signora” te lo dice
anche quello della manutenzione dell’ascensore e, passando davanti alla tizia col passeggino,
ti viene da sbirciare il pupo, così che quando inizi a chiederti perché diamine
lo stai guardando, ecco che ti pare di cogliere un occhiolino. Calmati. I
bambini non fanno occhiolini e tu non stai invecchiando. Alla fine che
significa che loro si stanno sposando? Niente. Tu sei giovane ancora. Che
centra che da qualche mese al sole ti bruci sulla schiena come tua madre! Mica
ti stai trasformando in lei! Hai tutta la vita davanti, TU! LORO sentivano
quest’esigenza, ma per te non cambia nulla. Ci vuole uno schiaffo per
riprenderti. Forse due. Vabé, così piano non ha senso. Ora non esageriamo, gli
auto-schiaffi se sono “auto” sono clementi, dai. Altrimenti che auto-schiaffi
sono.
Le
sberle te le sei inflitte, ti senti sveglia e sana di mente, ora è tutto a
posto. Però alla fine, dico io, se loro hanno sentito quest’esigenza e tu no… ecco
che squilla il cellulare “Ciao amore” ti dice il tuo ragazzo dall’altra parte
del telefono “Dimmi” rispondi tu fredda. “perché questo tono?” “Niente che
vuoi?” “Ou ma ti dai una calmata?!” “Ou a chi?” “A te” “Essì, tanto ormai!”
“Ormai cosa?” “Ormai che te ne frega!?” “Ma il ciclo non ti era passato!?” “Non
c’è niente da scherzare, tanto lo sai pure tu” “Che cosa dovrei sapere, scusa?”
“Non fare il finto tonto. Lo sai pure tu che siamo in crisi” “ Senti quando ti
riprendi poi mi richiami. Sta pazza isterica…”
Crisi.
Se non è matrimonio, è crisi.
Da
quel giorno, da quell’ annuncio, tutto è cambiato. O è bianco, o è nero. E tu
sei ovviamente nel nero. Sei in ritardo. Senti la vita che ti mette il fiato
sul collo. Ah, no era uno spiffero, che paura. Sì, però ti sei laureata e tua
madre all’età tua aveva già due figlie! E’ vero, ma il mondo è cambiato da
allora. E’ cambiato, ma gli anni passano. E’ cresciuto pure Bret Easton Ellis,
vedi tu. E allora? Cosa dovrei fare. E’ la natura, accettala. Ma io sono
evoluta, non devo dar retta alla natura. E poi questa non è natura, sono
convenzioni sociali. Stupide convenzioni sociali perpetrate nel tempo e in un
luogo. Io sono padrona della mia vita e decido da me SE e QUANDO voglio mettere
su famiglia. Non sarà un capello bianco, né un improvviso e del tutto fuori
luogo interesse per i neonati a farmi dirigere in quella direzione…Intanto ti
risquilla il cellulare “Amore che c’è?” “Ti sei calmata?” “Lasciamo perdere,
che vuoi?” “No, ti volevo dare una bella notizia. Lo sai chi va a convivere?
Pietro e Maria!” Eccolillà altri due. Ci risiamo. Lì capisci che è finita. Anzi
è iniziata. Come cosa? La corsa agli armamenti. Ci si arma come si può, come in
guerra. Chi si sposa, chi fa figli, chi convive..Non puoi più resistere. E’ un
fiume. L‘ acqua scorre e ti trascinerà. Inutile dimenarsi, arriverà il tuo
turno. Ha sommerso prima loro, ma ormai ti è vicina.
Ecco
cosa accade nella complicata mente di una donna. Funghi allucinogeni o meno.
Nella mente di un uomo, invece, beata semplicità, il cambiamento non si avverte
in maniera repentina, ma piuttosto per adeguamento al branco. Succede così che
le risposte del tuo ragazzo cambino da “Cipollina che senso ha sposarci se ci
amiamo già?” a “ Sposarci? Va bene tesoro, se proprio dobbiamo.”
D’improvviso ti viene in mente che la tua comitiva
non è neanche una comitiva. Non lo è da molto tempo, ma non c’è stato un giorno
specifico in cui ha smesso di esserlo. Le comitive sono quelle con i ragazzini
che mettono i motorini in cerchio e
quando ripartono lo fanno a Ola, prima uno e poi di seguito gli altri, come un’
onda. Tu e i tuoi amici vi muovete con le auto e vi trovate direttamente a
destinazione, chi vuoi prendere in giro.
Ormai
l’hai capito. Non ti rimane che godere delle ultime, fioche, gioie della
giovinezza aspettando che la natura ti porti a diventare adulto con o senza il
tuo permesso.
Smalto
verde o a tema anguria stasera, voi che dite?
La vostra amichevole Zia Cin di quartiere
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